David Gilmour’s Rattle That Lock: La recensione

Gilmour Rattle That Lock

Ultimamente non riesco a stare dietro a internet e ho bisogno di tempi infinitamente più lunghi per ascoltare un disco, capire se mi piace e scrivere qualcosa.

Mi sembrava però di fare un torto a questo blog – che è sicuramente un tributo alla musica in vinile ma che fin dal suo primo post ha sempre parlato spesso e volentieri dei Pink Floyd – non scrivendo due parole sul nuovo lavoro solista di David Gilmour uscito un mesetto fa.

Quindi eccoci qua:

Lo scorso 18 luglio è uscito a sorpresa su tutte le radio del pianeta RATTLE THAT LOCK, il nuovo singolo di David Gilmour.

Il brano è di impatto ed ha un suo perché: la voce, la chitarra e il modo tipico di comporre del chitarrista Floydiano si muovono su una base pop-rock alla Santana degli anni 2000, o alla Zucchero se volete. Il singolo è accompagnato dall’annuncio dell’uscita di lì a poco di un album omonimo e da un affascinante video animato in bianco e nero di tipo “messianico” con disegni che sono una via di mezzo tra le illustrazioni del Paradiso di Dante di Gustave Dorè e Sin City.

Che questo album non fosse una bufala (come altri pubblicati recentemente dalla cricca Gilmour & Co.) ma che ci fosse vera sostanza, si è capito agli inizi di settembre quando è uscito un secondo singolo: Today.

Questo significava che nel disco c’erano almeno due canzoni, cosa non scontata ai giorni di oggi (non so se traspare la sottile ironia e la malcelata rabbia di queste parentesi che spiegherò alla fine del post).

Ma torniamo a noi.

Today è una classica ballatona dei Floyd/Gilmour post The Wall dove, se vogliamo trovarci qualcosa di originale, lo troviamo nel sinth da colonna sonora anni ’80 (oggi molto di moda) presente in tutta la canzone.

Gilmour - Ritratto

Poi finalmente il 18 settembre 2015 è uscito il disco vero e proprio.

Che vi devo dire….

A differenza dei lavori solisti che Gilmour sfornava negli anni ’70 e ’80 che non mi hanno mai convinto (ne parlavo anche QUI), da qualche anno a questa parte l’ex chitarrista dei Pink Floyd si è assestato su uno standard qualitativo molto alto che non aggiunge niente o quasi a quanto già fatto, ma che comunque si fa ascoltare molto bene.

Non mancano le classiche ballate gilmouriane come In Any Tongue e la già citata Today e le altrettanto tipiche minisuite strumentali come l’introduttiva 5 a.m.(canzone che nel titolo sembra fare il verso a The Pros and Cons of Hitch Hiking, album del nemico(molto)/amico(poco) Roger Waters), oppure i brani Beauty o la finale And Then.

Il tutto condito dal riconoscibilissimo ed ancora godibilissimo chitarrone di Gilmour, che è il vero protagonista del disco, e dall’altrettanto riconoscibile timbro di voce.

Ma in un disco in cui un fan dei Pink Floyd si sente come a casa sotto le coperte, è piacevole ascoltare piccole influenze “nuove” che rendono l’ascolto insolito.

Succede ad esempio con le sonorità alla Santana già citate del brano che da il titolo al disco, oppure il jazzato “alla Sting” riconoscibile nei brani The Girl in the Yellow Dress e Dancing Right in Front of Me, o ancora la ballata Faces of Stones che ha un cantato diverso da quello tipico di Gilmour (più tradizionale) e un sottofondo da orchestra di Yann Tiersen, quello della colonna sonora del Favoloso Mondo di Amelie.

Molto probabilmente le novità nelle sonore sono da attribuire a Zbigniew Preisner, navigato autore di colonne sonore che ha curato gli arrangiamenti del’album ma ciò non toglie che alla fine il risultato è niente male.

Personalmente non mi piace il lato oscuro che permea il packaging ed i testi di tutto il disco ma è innegabile che le atmosfere “maleficient” sono una moda di questi tempi, senza contare che, arrivato alla soglia dei 70 anni (che compirà tra qualche mese), è umano che Gilmour si concentri di più su tematiche che fanno presagire la fine piuttosto che sui prati fioriti, per cui ci sta.


David Gilmour vs Pink Floyd

La cosa che invece non mi è andata proprio giù, e qui torno alle parentesi di inizio post, è il fatto che quest’album mostra senza ombra di dubbio un artista nel pieno delle sue facoltà e quindi toglie l’alibi del rincoglionimento senile a quella schifezza (ormai è passato un anno e possiamo dirlo) o, se vogliamo essere buoni, a quel singolo camuffato da album di ENDLESS RIVER, ovvero l’ultimo “disco” dei Pink Floyd uscito lo scorso 7 novembre 2014.

Immagino che al momento della pubblicazione Gilmour fosse già al lavoro o almeno fosse nelle sue intenzioni di fare questo disco. E allora cosa ci voleva a far uscire Endless River (come tra l’altro dicevo già nel post dedicato) come Bonus Disc di The Division Bell, che era stato appena ripubblicato in versione Deluxe per il ventennale, e rilasciare questo a nome dei Pink Floyd.

In definitiva il Gilmour solista di oggi e quel che restava dei Pink Floyd di novembre scorso differiscono solo per la presenza (o meglio l’assenza) del batterista Nick Mason, che poteva essere fatto rientrare in qualche modo nel progetto.

Ancora una volta, invece, mi sembra che non si è persa occasione di speculare un po’ sul brand Pink Floyd (in grado di vendere qualsiasi cosa) fregandosene dei fan, per dare al solo Gilmour gli onori di un bel disco come questo Rattle That Lock.


Gilmour Rattle That Lock - Lp Version

La cosa positiva è che l’album è uscito anche in versione doppio LP ed anzi, data ormai la rinascita del supporto vinile per assodata (nonostante i gufi), il 9 ottobre 2015 è stato seguito dalla ristampa 180g anche dell’album precedente di Gilmour, l’altrettanto bello On a Island.

Gilmour On an Island

  • Sono profondamente convinto che alcune tra le cose più belle dei Pink Floyd non sono mai state stampate e che i fan, piuttosto che Endless River, avrebbero preferito vedere uscire una delle tante registrazioni inedite riportate ALLA FINE DI QUESTO POST
  • Chiaramente al momento dell’uscita dell’ultimo “album” dei Pink Floyd avevo scritto una RECENSIONE
  • Di Gilmour solista ed in particolare del suo album omonimo del 1978 ne AVEVO GIA’ PARLATO QUI

Se poi cercate nel blog sia dei Pink Floyd che di David Gilmour ne ho parlato innumerevoli volte.

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4 commenti

    • Sì effettivamente più passa il tempo e più piace anche a me.
      E’ stato molto curato anche tutto il contorno, qualche giorno fa ho visto questo minidocumentario promozionale e suona molto Pink Floyd:

  1. Finalmente una recensione giusta su Gilmour… Rolling Stone gli da dire stelle su cinque qualsiasi cosa faccia

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