Bellissima foto postata su Flickr dal fotografo jakeboeve
Ho preso in prestito il titolo a questo blog musicale per raccontare la storia di come tutto ebbe inizio.
Ottobre o novembre 2010. Sacro pranzo saluzziano della domenica dai miei. Bighellonando per casa cercando di smaltire tutto quello che avevamo mangiato, trovo per caso su una scrivania il disco Albachiara di Vasco Rossi.
Il disco l’avevo comprato con mio fratello almeno venti anni prima ma l’avevo completamente rimosso.
Era passato così tanto tempo dall’ultimo incontro ravvicinato con un vinile che, facendo un pessimo gioco di parole sul disco in questione, direi che è stato uno Sballo ravvicinato del terzo tipo:
La copertina era gigantesca e piena di dettagli; il vinile un oggetto bellissimo che dava perfettamente l’idea del lavoro che c’è dietro la musica e poi quell’odore inconfondibile che mi ha fatto tornare alla mente un mondo a cui non pensavo da anni.
Titolo: AlbachiaraIl ricordo di quel disco continuava a ronzarmi per la testa. Ho cominciato a parlarne con i miei amici musicofili ed a leggere un po’ su internet ed ho scoperto che sempre più persone la pensavano come me e che il vinile stava vivendo la sua seconda giovinezza. Con l’avvicinarsi delle feste di fine anno, quindi, ho preso la mia decisione: A Natale sarei tornato al vinile.
L’impianto non dovevo comprarlo, avevo l’hi-fi originale degli anni ’80 che avevamo a casa mia, dovevo solo dargli una pulita ed una settata al giradischi. Non solo, mio padre aveva diligentemente conservato un sacco di dischi che avevamo all’epoca. Tenendo conto, però, che allora avevo 12-13 anni, avrei dovuto rimpolpare la collezione con qualcosa di più adatto ai miei gusti di oggi.
Avendo carta bianca nella scelta, ha prevalso l’aspetto emozionale ed ho scelto album che avrei visto bene suonare su un giradischi.
Questo è quello che è uscito fuori:
Era impensabile iniziare una collezione musicale senza pagare pegno ai Pink Floyd ed Atom Heart Mother per me resta il migliore album ufficiale della band nella loro “seconda fase” (quella che va dall’uscita di Syd Barrett alla pubblicazione di Dark Side).
Togliendo Live at Pompeii e The Man and the Journey (le due cose più belle di quel periodo mai uscite su album ufficiali), e More e Obscured by Clouds (che sono due colonne sonore), restano Ummagumma, un po’ troppo sperimentale per i miei gusti attuali, e Meddle, a cui non sono mai stato particolarmente affezionato.
Poi c’è questo album.
Nel mio immaginario, se c’è un giradischi che suona, dalle casse esce Summer ’68, Alan Psichedelic breakfast o la stessa Atom Heart Mother.
Altro album che mi accompagna da quasi 25 anni. Per lunghi periodi ho smesso di ascoltarlo ma in un’operazione “ritorno al passato” come questa è stato uno dei primi dischi che mi è venuto in mente.
Guardare la copertina del disco o ascoltare brani come Down to the waterline o Lions mi fa provare sensazioni che provo da sempre.
Titolo: Dire StraitsSeconda fatica dei Dire Straits uscita meno di un anno dopo il disco omonimo di cui riprende le sonorità e le atmosfere. Nel complesso quest’album secondo me è anche migliore del precedente dove, ad essere onesti, con Setting Me Up, Six Blade Knife e Southbound Again scende un po’ di tono.
Qui, invece, Knopfler & co. non sbagliano una nota. Il problema è che Lady Writer, l’unico singolo del disco, non vale mezza Sultans of Swing. Il tempo quindi si è accanito contro questo bel disco che viene spesso considerato come un disco di passaggio.
Le altre foto:
Non che questo sia uno dei 5 dischi che porterei su un’isola deserta, ma tornando al discorso di quale album avrei immaginato suonare su un giradischi direi che gli Eagles ci stanno tutti. E questo è il loro capolavoro.
Su internet ci sono diversi gruppi “complottisti” secondo i quali gli Eagles in quest’album si siano sperticati per lanciare messaggi subliminali che tessano le lodi di Satana: dai messaggi rovesciati in Hotel California alla presenza di due loschi figuri in copertina, uno qui (sulla finestra al centro)
e l’altro qui (in quella ad angolo)
Guarda bene dove indicato dalla freccia, c’è una persona tra i bracci del lampadario. Clicca per ingrandire.
Qualcuno ha pensato di identificare questo personaggio con Anton LaVey, fondatore di qualche setta satanica (volendo approfondire qui c’è un lungo articolo). Cerco di pormi “asetticamente” nei confronti dei complottisti e di non essere nè contrario a priori nè un fanatico, ma direi che, onestamente, per quello che si vede qui, la persona potrebbe essere anche il mio parrucchiere.
Anzi a guardarlo bene sembra proprio lui…
Da questi album è iniziata una passione che continua ancora oggi con la stesura di questo post e che credo non finirà mai.
grande,
come vedi anche i piccoli dettagli contano a rinverdire le cose lasciate in soffitta.