Spinte dall’inarrestabile ritorno del vinile, si torna a parlare anche di audiocassette.
Sulla scia del Record Store Day, la giornata dedicata ai negozi di dischi indipendenti ed ai vinili, di cui abbiamo parlato diverse volte, da qualche tempo viene celebrato anche il Cassette Store Day, che quest’anno si tiene domani SABATO 13 OTTOBRE.
Lo scopo è quello di porre l’attenzione su questo supporto e per farlo è stata preparata una lista di più di 50 titoli nuovi di zecca stampati per l’occasione.
A differenza delle uscite realizzate per l’RSD mancano nomi di grande richiamo ma ciò non toglie che diversi artisti famosi stanno reiniziando a flirtare con le audiocassette.
Anche il nostro Tiziano Ferro lo scorso anno ha fatto uscire il suo ultimo album Il Mestiere della Vita su cassetta.
In questo post mi sono chiesto se nell’Anno Domini 2018 tutto questo abbia un senso e se le cassette possano avere lo stesso successo che stanno avendo i vinili.
La musica è un’arte meravigliosa in virtù della quale perfino i più assuefatti professionisti provano ad ogni età nuove emozioni, motivi di stupore e ragioni d’apprendere.
Immateriale o quasi, quest’arte è tuttavia più diretta e penetra in noi più profondamente delle altre. Ma nessuna teoria ha potuto ancora dimostrare come e perché.
Foto presa da questo bel sito
È da un un po’ che ho in mente di tornare a scrivere sul blog.
Prima di ripartire ho pensato di farmi un giretto su internet per vedere cosa fosse successo di nuovo nel mondo dei vinili e mi sono imbattuto in questo articolo che per certi versi mi ha lasciato senza parole.
La tesi riportata è che il ritorno del vinile sia in definitiva un male per il pianeta terra perché, se già negli anni settanta non potevamo permetterci la produzione di dischi fatti di quel materiale cattivone che è la plastica, oggi siamo arrivati a livelli di inquinamento tale che il sistema dell’industria musicale non è più sostenibile.
Ogni vinile dunque è un pugnalata al nostro povero pianeta al contrario della musica in streaming, invece, che è un boccata di ossigeno per gli esseri umani in quanto immateriale e non inquinante.
Di avversatori del vinile ce ne sono sempre stati (ne parlavo in tempi non sospetti qui o qui) ma in questo caso parliamo di vero e proprio veganesimo musicale.
Uno dei motivi per cui in questo periodo non scrivo quasi più sul blog è perché sono diventato papà.
Il problema non è soltanto che non ho il tempo materiale per dedicarmi alla musica e alla scrittura, il problema è che quando passi “dall’altra sponda” il tuo punto di vista immediatamente cambia.
E se prima ero un ragazzo dallo stomaco di ferro che non si scandalizzava di nulla, improvvisamente ho iniziato a vedere le cose con gli occhi della chioccia che deve salvaguardare i propri pulcini.
Il post di questa settimana doveva essere dedicato alle collaborazioni tra Eric Clapton e Mark Knopfler, post pensato dopo aver ascoltato lo spettacolare assolo di Knopfler su Sunshine of Your love dei Cream (WOW!!) che ho trovato sul bootleg Beetle-Clasher.
Dopo oltre una settimana di ricerche sul web, ma anche su copertine di album e libri, però, ho trovato questo speciale fatto dal sito ericclapton.it che approfondiva molto bene l’argomento.
Il mio post era diventato un doppione per cui ho deciso di non pubblicarlo.
Dato che stanno per arrivare pasque, ponti, record store days e pasquette varie e non so quando riuscirò a postare di nuovo, ho deciso di scrivere in fretta e furia qualcosa partendo da un passaggio di un intervista di Federico Zampaglione sul nuovo album dei Tiromancino che mi ha colpito:
Dopo quasi un anno di elogi incondizionati al ritorno al vinile da parte dei media mainstream, iniziano ad apparire i primi inevitabili dissensi che mettono in dubbio quello che fino a ieri sembrava essere diventata una verità indiscutibile.
Un esempio è questo articolo che, analizzando il fenomeno del vinile da un punto di vista dei numeri, si pone la domanda: ma non è che ci siamo sbagliati?
L’album Tales from Topographic Oceans degli Yes ripropone una questione estetica cara ai filosofi dell’arte dai tempi della “Critica della Ragion Fracica” di Kant che suona più o meno così:
Come succede sempre nella filosofia di questi tempi, entrambe le tesi sono corrette e percorribili.
Ogni volta che si parla di quest’album degli Yes, quindi, a seconda se chi scrive appartiene all’una o all’altra corrente, lo giudica una schifezza inascoltabile oppure una delle cose più importanti della musica moderna.
E’ lo stesso Jon Andreson, cantante del gruppo ed ideatore del “concept”, a spiegare che non siamo di fronte ad un disco qualsiasi:
Mi piacciono i vinili perché:
ed incontrare persone che hanno la mia stessa passione
(i Cd ormai li devo comprare nei negozi di lavatrici e di aspirapolveri)
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o con queste
forse è un po’ meno pratico ma vi garantisco che è tutta un’altra musica!
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Ogni volta che si parla di ritorno al vinile spunta sempre fuori qualcuno che si interroga sul perché di questo successo e, non riuscendo a capire, pensa che l’unico motivo plausibile sia che i vinilomani siano dei babbei abbindolati dalle case discografiche, o che siano semplicemente dei fanatici (per non dire di peggio).
In realtà è comprensibile che questo qualcuno abbia delle difficoltà a capire perchè per la prima volta dopo tanti anni, ma tanti tanti anni, per fare un passo avanti abbiamo dovuto fare un piccolo passo indietro.
Questo è quello che è successo con la musica digitale e con il vinile.
Con questo post volevo finalmente riuscire a dire la mia su un argomento molto dibattuto in rete: quello dell’estetica della musica.
Opinione diffusa tra l’intellighenzia musicale internettiana è, infatti, che “al gusto non si comanda” e che per ogni persona a cui piace una qualsiasi cosa, ne esisterà un’altra opposta a cui la stessa cosa farà cagare.
Questo assunto fa sì che sia impossibile dare un valore oggettivo alla musica ed all’arte in generale e che quando si tratta di giudicare una qualsiasi cosa, il discorso alla fine si riduce in interminabili lotte verbali a colpi di post e commenti basati esclusivamente sul binomio mi piace/non mi piace.
Secondo questa tesi, quindi, riprendendo un vecchio paragone che girava un po’ di tempo fa, non esiste un modo oggettivo per stabilire che Bach è migliore di Pupo.