Diverse volte sulle pagine di questo blog abbiamo parlato dell’importanza dello stato di conservazione di un vinile.
Le copie originali degli album che hanno fatto la storia della musica, infatti, hanno ormai almeno una trentina di anni e non sempre sono stati trattate come richiederebbe il galateo del perfetto vinilomane 🙂
Stiamo parlando di un problemone perché, tranne rari casi di dischi introvabili, la soddisfazione per l’acquisto di un disco è direttamente proporzionale al buono stato di conservazione del vinile: un album in condizione come nuovo ha una prestazione, ed un prezzo, completamente diverso rispetto allo stesso identico album ma con la copertina strappata e pieno di graffi sul disco.
Per fortuna esistono diversi trucchetti per poter riconoscere l’effettivo stato di un disco prima di acquistarlo.
In questa nuova guida vediamo un altro di questi trucchi da addetti ai lavori:
Chiunque si sia mai affacciato nel fantastico mondo dell’acquisto di vinili ha sicuramente notato che quasi sempre le inserzioni sono accompagnate da un simbolo come M, NM, G… che dovrebbe avere lo scopo di dare un giudizio sulla condizione del disco. Soprattutto per le vendite online, però, questi giudizi lasciano il tempo che trovano dato che ogni venditore utilizza una propria scala di valori (rendendo impossibile il confronto con le inserzioni di altri venditori) e dato che spesso queste inserzioni sono fatte da privati senza la minima preparazione sull’argomento che, in base alla regola “ogni scarrafone è bello a mamma sua”, descrivono tutti i vinili come Perfetti sperando di raccimolare qualche euro in più.
Negli anni ’70 e ’80, invece, la storia era completamente diversa e queste scale erano fondamentali.
Dovendo infatti le riviste specializzate descrivere lo stato di conservazione di un album senza l’ausilio delle immagini né troppi caratteri a disposizione crearono degli standard per la classificazione dello stato dei dischi che, con un solo simbolo, davano l’idea della condizione del disco in vendita.
E anche se oggi fortunatamente gli annunci su internet sono corredati da descrizioni dettagliate e foto che aiutano le operazioni di valutazione, conoscere questi standard permette di conoscere meglio i dischi in vinile, i problemi a cui sono più frequentemente esposti e le dinamiche del mercato.
Prima di iniziare faccio un piccolo inciso sulle riviste che, meglio di altre, hanno contribuito alla nascita di questo sistema.
La prima menzione va sicuramente alla rivista americana GOLDMINE.
Fondata nel 1974 e ancora oggi esistente, Goldmine è la rivista più autorevole per i collezionisti di dischi in vinile. In origine diffusa quasi esclusivamente negli Stati Uniti, con la globalizzazione ha acquistato consensi in tutto il mondo.
La scala di valori adottata da questa rivista ha aperto la strada a tutte le successive e, per certi versi, resta ancora oggi la migliore.
Anche Discogs, probabilmente il sito più importante per gli appassionati di vinile (dopo questo, naturalmente 😉 ), utilizza in sostanza la stessa scala di Goldmine.
Alla fine degli anni ’70 è uscito RECORD COLLECTOR, la risposta inglese a Goldmine che in breve è diventato un altro punto fermo per i collezionisti di vinili. La scala di valutazione di questa rivista si è imposta come uno standard per i dischi pubblicati in Gran Bretagna, vale a dire uno dei mercati più importanti al mondo.
In questo post partiamo da quella di Goldmine, che è molto più dettagliata, per poi vedere le differenze con quella di Record Collector.
Confronto tra la scala usata dalla rivista Goldmine e quella di Record Collector
Prima di iniziare facciamo alcune considerazioni preliminari.
Molto spesso nella vita noi guardiamo ma difficilmente osserviamo. In questo caso, però, dobbiamo fare un piccolo sforzo e cercare di prestare attenzione ai minimi dettagli di un disco. Al di là della bellezza di una copertina, infatti, per valutare la condizione di un vinile è necessario iniziare ad osservarne i bordi, a controllare i quattro angoli per vedere se ci sono pieghe o strappi, se ci sono scritte, piccole macchie, usure dovute alla presenza del disco all’interno, piccoli adesivi…
Tutta una serie di accorgimenti che sono l’esatto contrario del concetto di fruizione digitale ma che fanno parte del gioco e che, una volta entrati nell’ottica, daranno grandi soddisfazioni.
Per farlo è molto utile avere una luce molto forte (le riviste consigliano almeno 100 watt) che aiuti a vedere le imperfezioni.
Il giudizio espresso riguarda lo stato di conservazione generale del disco, ma per arrivare alla valutazione finale è necessario ispezionare distintamente la copertina, le etichette e il disco.
La regola in questo caso è sempre la stessa:
Goldimine raccomanda ai venditori di essere onesti, di cercare di valutare come se fossimo “dall’altra parte della scrivania” e, in caso di dubbio, di utilizzare il grado inferiore per sicurezza.
Veniamo a noi. Ho lasciato in inglese i termini tecnici non traducibili con una sola parola italiana. Nel Glossario dei Termini Tecnici trovate tutte le spiegazioni necessarie.
Nelle descrizioni ho seguito maggiormente la scala di Goldmine che è certamente la più completa ed è comunque molto utilizzata, anche dal sito Discogs.
Il maggiore difetto di questa scala sta nella terminologia utilizzata. Seguendo le indicazioni appena fornite, infatti, almeno l’80% dei dischi in circolazione girano attorno al grado VG e tra un disco VG+ e uno VG- c’è un abisso.
Questo crea confusione e false illusioni nei collezionisti poco esperti e offre il fianco a venditori poco professionali (purtroppo in rete troviamo di tutto) che sfruttano la confusione per dare una valutazione molto alta a dischi in condizioni pessime per guadagnare qualche soldo in più.
Sotto questo aspetto la scala di Record Collector è decisamente più equilibrata, almeno nei nomi dati ai vari gradi di giudizio. Quello che Goldmine chiama in MOLTO BUONO (con dei + o -), questa li chiama ECCELLENTE, MOLTO BUONO e BUONO che rendono molto meglio l’idea anche ad uno non esperto. Nell’immagine riportata nell’introduzione c’è un confronto dettagliato tra le due scale.
A ben vedere, poi, Record Collector è un po’ più accomodante e meno restrittivo nei giudizi. Un disco valutato con la scala di Record Collector varrà certamente qualcosa in più che uno valutato con quella di Goldmine.
Sul rapporto in termini economici dello stesso disco in condizioni diverse ho trovato anche una utile tabella di equivalenza:
Come dicevamo, mentre Goldmine diceva che un disco in condizioni VG valeva il 25% e un disco G valeva il 10-15% del corrispondente NM. In questo caso facendo 100 il valore M, uno VG ne vale 50 e uno G ne vale 30. Questa differenza fa parte del gioco e, come in tutti i mercati, anche in quello dei dischi ci sono delle inevitabili oscillazioni che renderanno più interessanti le singole trattative.
Questo è quanto
A poco a poco inizierete a farci l’occhio.
Questo esercizio vi aiuterà ad acquisire una coscienza maggiore sui dischi in vinile e a capire orientativamente il corretto valore di un disco.
La prossima volta che vi troverete di fronte ad una copia di Love Over Gold dei Dire Straits (tanto per fare un esempio) in condizione VG, che è una condizione ancora più che dignitosa, sapendo che nuovo (o meglio NM) Goldmine lo valuta 10 dollari (ovvero il valore standard che la rivista dà a tutte le copie generiche degli album più famosi di cui esistono milioni di esemplari in circolazione), saprete anche che un collezionista dovrebbe essere disposto a sborsarne circa da 2 a 5 dollari.
Non è una legge assoluta, chiaramente, ma può essere comunque un buono spunto. Non dico che i dischi in condizioni VG di copie generiche di classici del rock debbano costare per forza 2-3 euro, ma dico che se state acquistando un disco del genere a 20-30 euro, come a volte succede, il valore a nuovo dovrebbe essere di 80-120 euro.
Sicuri che valga tanto?
Spero di essere riuscito a far capire l’importanza dello stato di conservazione di un disco.
Non dobbiamo però cadere nel tranello di pensare che un disco debba essere conservato meglio solo per un fattore economico (diciamoci la verità, quasi mai l’acquisto di un vinile sarà un investimento che porterà frutti economici), né dobbiamo pensare che avere un disco in buone condizioni sia soltanto per un motivo collezionistico, come se avere dei bei dischetti nuovi nuovi sia sufficiente di per sé a procurare soddisfazione.
Tutto qui.
Tutte le guide sui dischi in vinile di questo blog le trovate su VINYL PLANET.
non sono assolutamente d´accordo su questo,senza scomodare la mia esperienza trentennale sul vinile,basta vedere quanti giovani vanno ai mercatini a rovistare nelle scatole dei dischi da 2-5 euro e con il telefonino controllare se lo puo rivendere guadagnandoci qualche spicciolo e SENZA NEPPURE ASCOLTARLO!
Ciao Brad non ho capito bene su cosa non sei d’accordo ma va bene così . Ciao
domanda: ma trovo questa dicitura per esempio ex/vg cosa significa? che ex è la copertina o il vinile? grazie
ciao
In genere sì, ex la copertina e vg il disco. Ma controlla sempre la legenda: Potrebbe anche voler dire che un disco è tra ex e vg. Ciao
Ciao, e complimenti per questa pagina. Sto iniziando a seguire il tuo consilgio e a guardare con occhi differenti la mi cllezione e a valuare qualche aquisto fatto di recente, pagato un po’ più del dovuto, temo. Ti volevo chiedere un’opinione, a proposito di valore, sulla differenza tra le vari edizioni di un disco. Guando dici che per Goldmine “il valore standard che la rivista dà a tutte le copie generiche degli album più famosi di cui esistono milioni di esemplari in circolazione”, si intende una copia VG+ in prima edizione? Oppure il dato su quale edizione sia non è cosi importante (intendo tra edizioni vicine nel tempo, non tra una d’epoca e ristampe fatte 30 anni dopo)? Per I dischi di autori italiani di successo credi che i valori di riferimento possano essere più i meno gli stessi (10€)? Grazie e complimenti
In teoria una prima edizione é più pregiata delle edizioni successive che quindi valgono ancora meno. Spesso GM e RC ignorano direttamente gli album mainstream concentrandosi solo su edizioni errate o promozionali…
Fortunatamente oggi con internet c’é anche un mercato “generico” per cui si vendono a prezzo decente anche album che un feticista vinilaro aborrirebbe (come é stato ad esempio il tuo caso).
Per i dischi italiani sicuramente ne sono state stampate meno copie per cui ci potrebbe stare un valore un po’ più alto. Per di più in Italia non c’era una grande cultura collezionistica per cui spesso le copie degli album anni 60 e 70 sono in condizioni pessime, per cui un bel disco italiano anni 70 in ottime condizioni potrebbe valere bei soldini.
Vale però il seguente discorso: se pensi al valore economico della tua collezione resterai sempre deluso, pensa ad avere bei dischi, in edizioni meglio tenute possibili che quando li fai suonare ti fanno viaggiare… Questo é il senso della musica, incluso il vinile. Ciao
Concordo quanto scrivi, soprattutto alla fine. Mi interessava un punto di vista sul valore economico non tanto per fare affari, quanto per valutare sia i dischi presso fiere dedicate e mercatini, sia per avere un’idea più precisa su dischi extra che uno si può ritrovare in casa (e che non fanno parte della sua storia musicale), magari ereditati da qualche parente o amico di famiglia (è il mio caso), e li vuole vendere o, come penso di fare io, proporre in permuta ai mercatini. E’ che alcuni valori spesso sono incompensibili. Ti faccio un esempio. Ad una recente fiera, ho aquistato un paio di dischi di Branduardi, La pulce d’acqua (20€) e Alla Fiera dell’Est (19€), entrambi prime edizioni (siamo a metà anni settanta), molto ben tenute e complete di inserti. Ho girato diversi venditori e i prezzi erano anche più alti. Li ho presi perché mi piacevano, senza tante valutazioni. A casa ho dato un’occhiata a Discogs e vedo che, salvo qualcuno che spara 80 o anche 100€ il prezzo+spedizione per dei VG+ è più o meno quello che ho pagato. Quindi bene! Il fatto è che ci sono anche tanti venditori con rating positivo 99 o 100% (e centinaia di giudizi – quindi presumibilmente professionali) che lo stesso disco anche NM, lo vendono a 9€, e altri stesso rating che per lo stesso in VG+ ne chiedono 30. La stessa cosa l’ho notata per tanti altri titoli. Ciao
cosa vale un lp con inciso qualcosa di diverso da quello che è indicato in copertina?
Ciao Gaetano, purtroppo meno di quello che pensi. Questi errori capitavano abbastanza spesso negli stabilimenti di assemblamento di vinili. E’ vero che è un pezzo unico ma è anche vero che è difficile trovare qualcuno interessato ad averlo. In bocca al lupo
In questo articoli ci sono più o meno tutte le verità in merito alla valutazione di un vinile, ma attenzione: sono indicazioni per dare un PREZZO DI MERCATO ai propri dischi, prezzo che non potrà essere quello di acquisto presso un mercatino o un negozio specializzato.
Aggiungerei solo che fino agli anni 77/78 in italia la tecnologia di incisione e di stampa erano sicuramente inferiore a quella inglese e americana. In poche parole un disco stampato in Italia probabilmente suona diversamente dallo stesso disco stampato in USA negli stessi anni. E per chi ascolta musica credo questo sia un elemento importante
Salve, grazie per aver accettato la mia iscrizione. Posseggo diverse centinaia di dischi in vinili che appartenevano a mio padre il quale, diverso tempo fa, gestiva a scopo hobbistico una radio privata di sua proprietà.
Come potrei mettere in vendita questa collezione numerosa senza diventare matto a catalogare e selezionare disco per disco? Grazie dei suggerimenti.
Vai presso un negozio di dischi, un mercatino di dischi o una di quelle librerie antiquarie e proponi tutto in blocco. Sicuramente ti offriranno meno di quello che pensi ma ti togli il problema senza troppa fatica. In bocca al lupo.
Se stai a Roma porta tutto a Trasmission, è un negozio di dischi nel quartiere S. Lorenzo, li valutano 1 per 1 e quelli che vogliono tenere per rivenderli te li pagano in contanti.
ciao. un domanda: l’autografo sulla copertina dell’artista fa aumentare il valore del mio disco? fai conto che si tratta di un autore italiano contemporaneo e di un disco a tiratura limitata
Tenderei purtroppo a dirti di no. E’ praticamente impossibile stabilire con certezza se un autografo è autentico o un falso, ed anche se fosse vero non so quanto qualcuno sia disposto a pagare di più per averlo. Nel blog ci sono diversi post di dischi autografati che trovi nella sezione vinyl planet che ho pagato quanto un disco non autografato.
Certo se l’autografo fosse di Jimi Hendrix e tu che lo vendi fossi il padre di Jimi Hendrix… sarebbe diverso.
Ciao.