Lou Reed non è morto!

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Ogni volta la stessa storia.

Non mi piace l’idea di avere un blog che sia un necrologio di vecchi leoni al tramonto, per cui quando muore un musicista (cosa che in questo momento sta capitando un paio di volte al mese), prima di farci un post mi chiedo sempre se è solo un modo di sfruttare il nome della buonanima per avere un paio di visite in più sul sito oppure se ne vale veramente la pena.

Poi muore Lou Reed.

Lou Reed No!

Lou Reed ha fatto alcuni fra i dischi che ho ascoltato di più in vita mia (non sto esagerando).

E non conta che è un cantante americano (con il tempo ho capito che la musica americana non mi piace).

E non conta il fatto che negli anni ’70 ha avuto un blocco creativo che si è portato avanti per quarant’anni.

Lou Reed è stato un grande, sempre!

Bando ai mortaccionismi tipici di questi momenti, questo post racconta le prime cose belle che mi sono venute in mente su un mito del secolo scorso, raccontate come se ieri non fosse successo niente.


I geniali fallimenti di Lou Reed

Hudson River Wind Meditations Cover

Qualche mese fa sentivo su Radio Due una trasmissione che faceva una retrospettiva sul cantante intitolata “I geniali fallimenti di Lou Reed”, definizione quanto mai azzeccata.

Dopo 4 fantastici album con i Velvet Underground ed altri fantastici album solisti fatti per lo più con scarti o idee del periodo dei VU (Lou Reed, Transformer, Berlin, Sally Can’t Dance) ed un live (Rock ‘n’ Roll Animal), Reed inizia la “seconda parte” della sua carriera costellata da idee strampalate che sistematicamente si riveleranno un flop ma che, altrettanto sistematicamente, gli verrano perdonate dalla sua casa discografica e dal suo pubblico.

A parte qualche lampo di genio (tipo Street Hassle, che comunque conteneva scarti dei VU), nella produzione successiva troviamo di tutto: discacci di canzoni anni ’80, concept noiosi ispirati ad Edgar Allan Poe, musica da meditazione per la pratica di Tai Chi e collaborazioni con i Metallica tanto importanti da un punto di vista storico, quanto insignificanti da un punto di vista musicale.

Personalmente mi ricordo un concerto del primo maggio a piazza San Giovanni di Roma dove Lou Reed si presentò da solo sul palco suonando per mezz’ora i suoi successi con voce e chitarra elettrica distorta.

Dopo l’entusiasmo dei primi due brani, la cacofonia della performance diventava sempre più insopportabile.

Al termine dello strazio, però, come per magia il pensiero comune era: “comunque Lou Reed è proprio un grande!”.

Non so, aveva un qualcosa che andava oltre quello che era visibile…


La Unificante Teoria della Vita di Trainspotting

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Diversa l’idea che Sick Boy ha di Lou Reed nella sua Unifying theory of life espressa nel film Trainspotting:

ESTERNA, PARCO, GIORNO. Visto attraverso il mirino telescopico di un fucile ad aria compressa che vaga sopra vari potenziali bersagli (bambini, pensionati, coppie, giardinieri, ecc.)

SICK BOY: E’ certo un fenomeno di ogni stadio della vita che riguarda tutti i settori.

RENTON: Che cosa vuoi dire?

SICK BOY: Beh, prima ce l’hai, poi lo perdi, ed è andato via per sempre. Riguarda tutti i settori della vita: George Best, per esempio, ce l’aveva e lo ha perso, o David Bowie, o Lou Reed.

RENTON: Lou Reed ha fatto cose soliste niente male.

SICK BOY: No, non sono male, ma non sono neanche grandiose, no? E in cuor tuo lo sai che anche se suonano bene, in realtà sono solo cagate.

RENTON: E poi, chi altro?

SICK BOY: Charlie Nicholas, David Niven, Malcolm McLaren, Elvis Presley.

RENTON: OK, OK, quindi dove vuoi arrivare?

Sick Boy poggia la pistola.

SICK BOY: Quello che sto cercando di farti capire è che Il Nome della Rosa è appena un barlume di un altrimenti ininterrotta traiettoria discendente.

RENTON: E che ne dici de Gli Intoccabili?

SICK BOY: Non li considero nemmeno.

RENTON: Nonostante il premio Oscar?

SICK BOY: Il premio Oscar non vuol dire un cazzo, lo hanno votato per simpatia.

RENTON: Così noi tutti invecchiamo e non ce la facciamo più. Tutto qui?

SICK BOY: Già.

RENTON: Questa è la tua teoria?

SICK BOY: Magnificamente illustrata, cazzo.

RENTON: Dammi il fucile.

Renton spara su un cane che fa un balzo ed aggredisce il padrone/Skin Head

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Lou Reed fotografo

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Per la serie “Forse non tutti sanno che”, Lou Reed negli anni 2000 è stato anche un fotografo molto interessante e la galleria newyorkese STEVEN KASHER GALLERY gli ha dedicato ben 2 mostre personali, una su New York vista da Lou Reed, l’altra, intitolata Romanticism, con delle foto fantastiche del nostro scattate un po’ in Europa, un po’ in USA.

Eccole qui:

All’epoca chiesi anche informazioni alla Galleria per sapere quanto potesse costare una stampa delle foto. Quando mi hanno risposto ho capito che non era una cosa per me. In compenso, però, mi spedirono per mail la versione stampabile del Comunicato Stampa della mostra che ho messo QUI.


I Dischi di Lou Reed nel Blog

Lou Reed ed i Velvet Underground sono alcuni fra i protagonisti di questo blog.

Su di loro ho già scritto diverse volte ed ho in programma di scriverne molte altre.

Questo è l’elenco completo degli articoli finora pubblicati:

C’è tanta altra roba qui sopra. PARTI DA QUI.

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8 commenti

  1. Anche se di rado commento leggo tutti i tuoi post.. e trovo il blog veramente originale e piacevole da “scorrere”.. Sei un dispensatore di chicche fratello!!

    • Grande Massi, dedico tutti i viaggi in treno la mattina e la sera a questo blog quindi fanno piacere commenti come questi 🙂

    • Vedo che Lou Reed è un argomento che piace!
      Comunque grazie mille Aurora, sei troppo buona, più che genio direi Eugenio 🙂

  2. Ottimo articolo, non riesco a capire perché molto spesso gli anni ottanta sono stati definiti come un periodo pessimo a livello musicale. Questi “discacci” li reputo come una geniale fotografia dell’epoca :-)… adoro il sound campionato della batteria e le tonnellate di synth che permeavano le atmosfere dei brani (ovviamente non mi riferisco solo a Lou Reed, si intende). Ciao!

    • Ciao Jen, anche io sono stato tra i detrattori della musica anni ’80 che ultimamente la sta rivalutando.

      Secondo me l’antico odio per quella musica ed il nuovissimo amore sono dovuti al fatto che l’evoluzione musicale negli anni ’80, ’90 e 2000 è stata soprattutto “tecnologica”.
      In questi anni la musica è evoluta non tanto (o non solo) nella struttura delle canzoni, o nella tecnica strumentale o nei messaggi dei testi, ma anche (anzi soprattutto) nella timbrica dei suoni e nelle possibilità dai mezzi elettronici.

      Ed in questa evoluzione tecnologica, negli anni ’90 e 2000 la musica anni ’80 era semplicemente vecchia, nel senso negativo del termine.
      E’ come chiedere ad un utente di Windows 7 di dare un opinione su Windows ’98: è sempre un sistema operativo ma è vecchio, tutto qui.

      Oggi, a 30 anni di distanza, quando ormai questa corsa tecnologica è arrivata alla fine e non si riusciamo ad inventare più niente, perchè non rispolverare un po’ di musica anni ’80 che ha un sapore molto vintage e ci ricorda la nostra infanzia?
      E la cosa funziona.

      Concordo che il discorso non c’entra niente con Lou Reed, che ha continuato a fare robaccia anche nei 90 e nei 2000 🙂

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