I Marillion e la nascita del Neo-Prog

Gli anni ‘70 stavano per volgere al termine e con essi stava per terminare il periodo aureo del Prog.
Gli echi del punk e della New wave iniziavano a farsi sentire,
oscurando quella stagione magica farcita di folletti e di luoghi fatati e immaginari.
Le band storiche cercavano di trasformarsi e di restare al passo,
sfornando dischi non sempre all’altezza oppure producendo album di indubbio successo ma che fecero storcere il naso agli appassionati.

L’esempio più eclatante di questa trasformazione in atto furono i GENESIS, che negli anni ‘80, sotto la guida del novello re-mida PHIL COLLINS,
passarono dalle suite barocche del decennio precedente a composizioni più semplici e a singoli mainstream, che li portarono in vetta alle classifiche di mezzo mondo.
Questo cambio di rotta permise loro di riempire stadi e arene e di conquistare una platea ben più ampia di quanto avvenuto negli anni 70.
I nuovi GENESIS alternavano sul palco gli hit più recenti a medley con le vecchie cavalcate prog del periodo Gabrieliano.
Alcune band cercarono di restare a galla, come gli YES che, con album meno memorabili ma pur sempre dignitosi, partorirono una hit da classifica del calibro di “Owner of a Lonely Heart”.
Altre come i Pink Floyd seppero mantenere il loro status grazie a mastodontici e faraonici happening live, come “Delicate Sound of Thunder” tour o “Pulse” tour.

I vinili di matrice prog vennero un pò accantonati anche nei miei scaffali, a favore di nuovi generi che portavano interessanti sonorità, quali la new-wave degli U2 e dei SIMPLE MINDS e il synthpop dei DEPECHE MODE.
Stavamo assistendo ad un vera e propria “decadenza” di questo genere, accentuata dal contesto che stavamo vivendo. Erano infatti gli anni dell’edonismo e del glamour, dell’aerobica e delle televisioni private, del “tutta apparenza” e della vacanza esotica. Anni che poco si sposavano con le sonorità barocche del progressive.

Nonostante tutti questi cambiamenti, accanto alle band storiche che cercavano faticosamente di portare avanti il genere secondo i canoni classici, stava nascendo un folto sottobosco di gruppi che cercavano di rinnovare il genere con nuove idee.

Primi fra tutti i MARILLION del gigante buono FISH, che, grazie a sonorità attinte a piene mani dal decennio precedente, ma con una spruzzata più moderna e dark si fecero largo conquistandosi un posto di prestigio nel panorama musicale di quegli anni.

Si può tranquillamente affermare che i Marillion furono la band trainante per la rinascita del genere, sebbene inizialmente, la loro proposta musicale doveva moltissimo ai Genesis di Peter Gabriel, anche per le tonalità vocali di Fish, che ricordavano molto quelle dell’arcangelo Gabriele.

Album come “Script for a Jester’s Tear” e “Misplaced Childood” sono considerati ancora oggi dei capisaldi del Neo-prog, come fu battezzato all’epoca il nuovo genere che nasceva dalle ceneri del vecchio.
Ricordo che fu proprio “Misplaced Childhood” il primo album di Prog che acquistai dopo molto tempo, e nonostante la clonazione dei miei amatissimi Genesis fosse sin troppo evidente, iniziai ad apprezzarlo e a riavvicinarmi al genere.

Fu l’inizio di un lento ma inesorabile percorso che mi portò a scoprire ed ad apprezzare una miriade di artisti e sottogeneri che da lì in poi iniziarono a sbocciare… Qualche nome? IQ, Pendragon, Spock’s Beard, Porcupine Tree.. Dream Theater
Dal vinile al CD e ritorno… “The River of Constant Change” era appena iniziato…

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2 commenti

  1. Grazie, sto scoprendo un mondo sconosciuto come se lo stesso vedendo in un film, fai venir voglia di nuove sonorità! 🙂

  2. Secondo appuntamento con questa appassionante rubrica che torna nuovamente a descrivere tempi che furono e che per chi, come me, per cause di anagrafica non ha potuto apprezzarne l’evoluzione, permette comunque di avvicinarsi a un universo tanto ampio quranto intrigante. Max60 ci stai aprendo una porta sul prog, e lo fai condividendo le tue passioni ed emozioni.. E mi strappa un sorriso il passaggio in cui citi come il cambiamento volgela all’edonismo e al glamour, perché in qualche modo è lo stesso sentimento provato quando il rock anni 90 che ho più vissuto ha lasciato spazio a sonorità più commerciali e meno vicine a me, come quando mi capita di ascoltare un pezzo grunge e finire a chiedermi che cosa sarebbe successo se…
    I tempi cambiano, e la musica non fa eccezione.
    A questo punto non mi rimane che attendere un nuovo appuntamento con il prog di max60!!

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