Quasi completamente bianco (The Beatles e Pink Floyd)

Copertina white Album Beatles Pink Floyd

Qualche giorno fa, mentre scorrevo gli album della Saluzzi’s Home Record Collection in cerca di qualcosa da ascoltare (e su cui magari fare un post), mi sono accorto che quando qualche tempo fa parlai album con le copertine in bianco e nero mi sono dimenticato di due pezzi da novanta.

Forse perchè nella ricerca mi focalizzavo troppo sul colore nero senza fare caso a questi album quasi completamente bianchi, o forse perchè sono dischi così importanti che spesso finiscono per essere dimenticati (vai a capire i meandri della psicologia…).

Fatto sta che in questo blog non ho ancora mai parlato del White Album dei Beatles e di the Wall dei Pink Floyd.

The Beatles – White Album

Beatles Embossed Cover white Album Beatles Pink Floyd

White album dei Beatles, uscito nel 1968, deve raccogliere una eredità molto pesante, quella di Album successivo a Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band, vale a dire al disco più importante della storia della musica pop.

Sembra impossibile ma in definitiva non delude le aspettative.

Se il suo predecessore è un progetto organico, capolavoro di musica psichedelica che racchiude già i semi dei futuri concept album e della musica progressiva, White Album è un monumentale affresco dove i Beatles anticipano quella che sarà la musica pop-rock dei successivi quarant’anni.

Le canzoni sono tantissime (30), ognuna delle quali affronta un discorso che sarà ripreso da chiunque farà musica dopo di loro: dal surf sovietico dell’iniziale Back in USSR, ai divertissement Ob-La-Di, Ob-La-Da e Bungalow Bill; dalle hit pop-rock Revolution 1, Happines is a Warm Gun ed Helter Skelter alle ballate “à la Queen” di Martha My dear, Honey Pie e Sexy Sadie, fino al capolavoro acustico Blackbird ed al rumorismo sperimentale di Revolution 9, dove già iniziano a farsi sentire le grinfie di Yoko Ono e del suo passato in Fluxus.

In questo disco c’è già tutto!

In età adulta ho sempre accostato White Album ad un altro doppio album, uscito dieci anni dopo, fatto anche questo di molte canzoni slegate fra loro ognuna delle quali anticipatrice di tendenze della musica successiva: London Calling dei Clash. Non trovate?

Titolo: The Beatles (White Album) – Artista: The Beatles – Etichetta/N. serie: Apple Records ‎– 1C 172-04 173/74 – Formato: 2 × Vinyl, LP, Album, Repress, White – Paese: Germania – Anno: 1968 (ristampa del 1985) – Data di acquisto: Fine anni ’80, inizio anni ’90 – Prezzo: Niente, ereditato – Venditore: Comprato da mio fratello più grande e dai miei genitori alla METRO di Roma a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.

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Pink Floyd – The Wall

Wall dorso white Album Beatles Pink Floyd

Il fan-atico dei Pink Floyd in genere non ama The Wall.

Del resto ne ha tutte le ragioni.

The Wall è l’album della distruzione, è l’album della follia dispotica di Roger Waters, follia che porterà prima all’uscita del tastierista Richard Wright e poi allo scioglimento del gruppo.

The Wall è l’album in cui non c’è Storm Thorgerson e lo studio Hipgnosis, lo studio che, dal 1968 in poi ha realizzato tutte le copertine dei Pink Floyd e che per i Floyd ha creato delle vere e proprie icone grafiche del ventesimo secolo (la grafica dell’album fu affidata al disegnatore Gerald Scarfe).

The Wall è l’album che contiene Another Brick in the Wall, ovvero il tormentone per le masse dei Pink Floyd. E se i fan di Dark Side of the Moon hanno almeno la decenza di amare (e dunque, si presume, di aver ascoltato almeno una volta in vita loro) un album intero, i fan di Another Brick in the Wall sono quelli che cantano con convinzione “ui don nid no educhescion!” e “enadar brick in de uoll!!” quando passa per radio o in televisione ma che, trovatisi una volta l’album in mano, sono rimasti spiazzati perchè di Another Brick in the Wall ne hanno trovate tre, hanno ascoltato la prima e, non riconoscendola, hanno buttato via tutto pensando che fosse una cosa troppo complicata (mica possono ascoltare anche le altre due!).

Da fan “snob” dei Pink Floyd, quindi, quando l’ho messo sul giradischi per scrivere questo post erano almeno dieci anni che non lo ascoltavo. E dopo dieci anni il giudizio resta lo stesso: The Wall è un album fantastico dove ogni cosa è esattamente al suo posto e tutto concorre a renderlo un disco perfetto.

Quasi nauseante per quanto è perfetto…

Titolo: The Wall – Artista: Pink Floyd – Etichetta/N. serie: EMI Electrola ‎– 1C 198-63 410/11, – Formato: 2 × Vinyl, LP, Album, Gatefold – Paese: Germania – Anno: 1979 (originali) – Data di acquisto: Non lo so – Prezzo: Niente, regalato – Venditore: Equo scambio floydiano fatto con Skylyro a cui ho dato in cambio un Atom Heart Mother che avevo doppio. 

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Dacci oggi il nostro Rock Quotidiano

All’uscita di The Wall seguì un mastodontico tour che girò tutto il pianeta e che nel 2000 (più di 20 anni dopo) una registrazione del quale fu pubblicata nell’album live Is There Anibody Out There. All’epoca scrissi QUESTA RECENSIONE sul disco che recentemente è finita sul blog Dacci Oggi il Nostro Rock Quotidiano che possiamo considerare lo zio poco tecnologico di Alla Ricerca del Vinile Perfetto!

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8 commenti

  1. Il White Album è un disco immenso, perché rappresenta la negazione di quanto esposto sul Sgt Peppers. Un doppio LP disomogeneo, a tratti frammentario, ma contiene una manciata di brani avvolti da una purezza artistica ineguagliata. Azzeccato il paragone con London Calling! 😀

  2. La S.V. è convocata con procedura d’urgenza per lunedì p.v. ore 8.45 dal Tribunale del Gusto Musicale per comunicazioni in merito al reato di “blasfemia”, commesso citando, nello stesso articolo di blog, un capolavoro indiscusso (“The Beatles”) e una ciofeca inascoltabile (“The Wall”).

    • Alle, dai non fare sempre il solito estremista.
      Leggendo l’articolo avrai capito che, con meno enfasi, ma io sono d’accordo con te, però ad esempio uno scaruffi da 6 a White Album e 6,5 a the Wall.

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